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Recupero Sciame

Sciami liberi e sciami insediati: come recuperarli
Tra i mesi di aprile e giugno la  produzione di miele non è l’unico pensiero che assilla gli apicoltori.  Questo è anche il periodo della sciamatura: l’apicoltore si adopera in ogni modo per evitarla, ma non sempre ci riesce.
Per questo motivo sapere qual è il modo migliore per recuperare uno “sciame fuggiasco” diventa utilissimo per arginare i danni.
Prima però di parlare di come si  recuperano gli sciami, bisogna fare un passo indietro. Ti ricordi in  cosa consiste la sciamatura? (Ne abbiamo parlato in maniera specifica in questo articolo!)
Cos’è la sciamatura?
La sciamatura è un evento del tutto  naturale che interessa le famiglie di api. Quando una famiglia cresce  troppo e non ha più spazio per svilupparsi si divide. La vecchia regina  volerà lontano dall’alveare di origine, portando con sé buona parte  della colonia e rimarranno solo alcune api e la regina vergine pronta a  nascere. La sciamatura non è altro che il modo in cui il superorganismo alveare si riproduce: da una sola famiglia ne emergeranno due distinte e separate.
Una famiglia che sciama, tuttavia,  rappresenta una perdita per l’apicoltore. Nessuna delle due colonie sarà  infatti in grado di arrivare a produzione o addirittura potrebbe non  svilupparsi a sufficienza, rischiando di non sopravvivere all’inverno.
Per tal motivo l’apicoltore agisce  per prevenire questo fenomeno. A volte però neanche questo basta e la  sciamatura avviene lo stesso.
Come agire, dunque, in queste situazioni?
Diversi tipi di sciami
Quando parliamo di sciami, è utile fare subito una distinzione tra sciami liberi e sciami insediati:
  • Gli sciami liberi  sono quelli che si possono trovare su un supporto (un ramo, un  cespuglio, un tronco) non lontano dall’alveare d’origine. La loro  conformazione a grappolo è decisamente caratteristica e può raggiungere  dimensioni considerevoli. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che è  il frutto dell’unione di più sciami. Gli sciami liberi non hanno ancora  trovato una dimora definitiva: rimarranno temporaneamente nel luogo in  cui ci trovano finché le esploratrice non troveranno un posto adatto per  insediare la famiglia.
  • Gli sciami insediati,  come suggerisce la parola stessa, si sono invece stabiliti  definitivamente, a volte anche in postazioni poco accessibili, come, ad  esempio, le crepe nei muri. Le operazioni di recupero, quindi, prevedono  alcuni accorgimenti in più.
Attrezzatura per il recupero
In linea di massima, per recuperare gli sciami gli apicoltori si servono di un’arnia portasciami di  piccole dimensioni (contiene 5 telai) e particolarmente leggera. È  inoltre dotata di prese d’aria che permettono anche lunghi spostamenti  dello sciame catturato. Eventualmente si può ricorrere a un’arnia vera e propria oppure ad appositi secchi forati che permettono la raccolta delle api e il loro spostamento nelle arnie.
In base al luogo in cui si trova lo sciame, si può anche ricorrere a pigliasciami  composti da un sacco di tela richiudibile posto all’estremità di  un’asta. Questo strumento è molto utile se sciami si trovano in  posizioni molto elevate.
In alcuni casi può risultare necessario ricorrere a raccoglisciami motorizzati,  soprattutto se le api si trovano in luoghi difficilmente accessibili e  dove il lavoro dell’apicoltore è impedito da ostacoli di varia natura.  Altri strumenti utili all’apicoltore sono sicuramente la tuta,  l’affumicatore e la spazzola.
Sciami liberi
Partiamo però dal caso più comune,  ovvero il recupero di sciami liberi. Come abbiamo visto, questi sciami  non hanno ancora scelto dove stabilirsi, quindi “convincerli” a  insediarsi in un’arnia può essere abbastanza semplice. In linea di  massima, questi sciami sono piuttosto docili e il  motivo è presto spiegato. Prima di sciamare, infatti, le api fanno il  pieno di scorte che serviranno loro per costruire la loro nuova casa.  Avendo la borsa melaria piena di nutrimento hanno maggiori difficoltà a  estroflettere il pungiglione. Un’altra possibile spiegazione potrebbe  essere legata al fatto che, una volta lontane dall’alveare, perdono in  parte la loro aggressività.
Luoghi diversi, strategie diverse
Le varie operazioni da eseguire  possono essere più o meno complesse in base al luogo in cui le api si  trovano. Se, ad esempio, si sono posate su un ramo, si può procedere tagliandolo con una cesoia e inserendole direttamente nell’arnia. Se sono posate su un tronco  può essere necessario intervenire raccogliendole con un secchio  apposito oppure appendendo lì vicino l’arnia portasciami per invogliarle  a trasferirsi al suo interno. Si può anche procedere utilizzando una spazzola. Una volta fatte entrare le api, si devono sistemare i telaini.  Questi devono essere composti o da fogli cerei oppure da favi già  costruiti. Per spingere le api a rimanere a dimora si può anche inserire  un telaio di covata fresca e disopercolata. In tal modo si fa leva sul  forte istinto delle operaie di curare la covata, dissuadendole dalla  ricerca di una nuova sistemazione.
Per consentire a tutte le api di entrare nell’arnia è bene effettuare le operazioni di recupero durante il giorno,  in modo che tutte le operaie possano entrarvi prima di sera. Si può,  infatti, chiudere l’arnia e lasciare aperta la porticina di volo per  consentire alle api di riunirsi alle compagne. Una volta calata la sera,  si può chiudere l’arnia e spostarla nel luogo desiderato.
Durante tutte queste operazioni  bisogna prestare particolare attenzione alla regina. È utile  individuarla e inserirla subito nell’arnia: in tal modo si spinge anche  il resto della colonia a seguirla.
Sciami insediati
Nel caso del recupero di sciami  insediati, il tutto si fa un po’ più complesso. Essendosi le api già  stabilite in un determinato luogo, si deve procedere come per il travaso da un’arnia a un’altra. Il periodo consigliato per effettuare queste operazioni è inizio primavera.  Le tecniche che si possono adottare sono svariate e dipendono anche  dalla situazione che si ha di fronte e dal livello di difficoltà del  recupero. Uno degli espedienti più utili è sicuramente l’asportazione dei favi del nido e il loro innesto sui telai vuoti dell’arnia di destinazione.
Generalmente questa operazione  interessa i favi con covata, fresca e opercolata. Si può procedere anche  collegando il foro di uscita dell’alveare con un’arnia, in modo tale  che le api siano costrette a volarci attraverso. Dopo qualche giorno si  può procedere al travaso dei favi. Altre esperienze riportano  l’utilizzo di arnie pigliasciami con applicazione di un apiscampo e  l’introduzione di fogli cerei e favi di covata. In questo caso, la  regina non potrà essere recuperata e si dovrà procedere alla risoluzione  della situazione di orfanità.
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